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Cerimonia finale del Premio Lattes Grinzane – X edizione, sabato 10 ottobre 2020, al Teatro Sociale di Alba, con diretta streaming sul sito e sulla pagina Facebook della Fondazione Bottari Lattes

In dirittura d’arrivo il Premio Lattes Grinzane 2020, la cui cerimonia di premiazione si terrà ad Alba sabato 10 ottobre (ore 16.30 – Teatro Sociale Busca). Un’edizione particolare, che si svolgerà in presenza e in diretta streaming sul sito e sulla pagina Facebook della Fondazione Bottari Lattes. Nonostante le difficoltà che il mondo della cultura sta affrontando a causa dell’emergenza sanitaria Covid 19, il Premio ha saputo portare avanti il proprio progetto di diffusione della lettura e della narrativa contemporanea tra i giovani, coinvolgendo anche quest’anno 400 studenti delle giurie scolastiche e collaborando come sempre con case editrici, giurati, lettori, partner istituzionali ed enti territoriali e privati.

I finalisti della X edizione sono: Giorgio Fontana con Prima di noi (Sellerio), Daniel Kehlmann (Germania) con Il re, il cuoco e il buffone (traduzione di Monica Pesetti; Feltrinelli), Eshkol Nevo (Israele) con L’ultima intervista (traduzione di Raffaella Scardi; Neri Pozza), Valeria Parrella con Almarina (Einaudi) ed Elif Shafak (Turchia) con I miei ultimi 10 minuti e 38 secondi in questo strano mondo (traduzione di Daniele A. Gewurz e Isabella Zani; Rizzoli).

Sul palco di questa edizione, condotta da Loredana Lipperini, saranno presenti i finalisti italiani Giorgio Fontana e Valeria Parella, mentre gli autori stranieri Daniel KehlmannEshkol Nevo ed Elif Shafak saranno collegati in diretta dai loro rispettivi Paesi e interverranno sul grande schermo.

In diretta dalle loro città gli studenti delle Giurie Scolastiche di tutta Italia che dallo schermo del palco saluteranno i finalisti e i loro colleghi presenti in sala, ovvero gli alunni dell’Istituto di Istruzione Superiore Govone di Alba.

Lo spoglio dei voti dei 400 studenti delle Giurie Scolastiche avverrà nel corso della cerimonia che si concluderà con la proclamazione in diretta della vincitrice o del vincitore del Premio Lattes Grinzane 2020.

Il Premio Speciale Lattes Grinzane andrà alla Protezione Civile. A ritirarlo sarà il capo Dipartimento Angelo Borrelli. Da sempre dedicato a un’autrice o un autore internazionale, in questo anno drammatico che vede il pianeta duramente colpito dalla diffusione del contagio da Covid-19, il Premio Speciale viene riconosciuto alla Protezione Civile come apprezzamento per il grande impegno profuso. All’ente andrà la somma di consueto destinata a una scrittrice o a uno scrittore internazionale (come Haruki Murakami nel 2019, Ian McEwan nel 2017, Amos Oz nel 2016, Javier Marías nel 2015).

L’ingresso alla cerimonia del Premio Lattes Grinzane è gratuito fino a esaurimento posti e si svolgerà nel pieno rispetto delle normative di sicurezza per l’emergenza Covid-19. La prenotazione è obbligatoria, a partire dal 23 settembre: inviare mail con nome e cognome a: book@fondazionebottarilattes.it.

Il bookshop sarà a cura della Libreria Milton di Alba.

Nella mattina di sabato 10 ottobre, alle ore 10.30, i finalisti italiani Giorgio Fontana e Valeria Parrella saranno alla Fondazione Bottari Lattes di Monforte d’Alba per incontrare gli studenti delle giurie scolastiche, in un appuntamento proposto anche in diretta streaming, condotto da Alessandro Mari. La Fondazione Bottari Lattes è infatti felice di ospitare, in un anno scolastico particolare, gli studenti dell’Istituto di Istruzione Superiore “Giuseppe Govone” di Alba.

I cinque romanzi finalisti sono stati scelti dalla Giuria Tecnica: il presidente Gian Luigi Beccaria (linguista, critico letterario e saggista), Valter Boggione (docente), Vittorio Coletti (linguista e consigliere dell’Accademia della Crusca), Giulio Ferroni (critico letterario e studioso della letteratura italiana), Loredana Lipperini (scrittrice, giornalista, conduttrice radiofonica), Bruno Luverà (giornalista), Alessandro Mari (scrittore ed editor), Romano Montroni (presidente Comitato scientifico del Centro per il libro e la lettura), Laura Pariani (scrittrice), Lara Ricci (giornalista culturale) e Bruno Ventavoli (giornalista, critico letterario).

La somma da sempre destinata a un’autrice o autore di fama internazionale quest’anno è devoluta all’ente impegnato nell’emergenza sanitaria Covid-19

Le dichiarazioni / I finalisti del Premio Lattes Grinzane

«Per la cinquina del Premio Lattes Grinzane 2020 – spiega la Giuria Tecnica – sono stati scelti romanzi che abbracciano ambiti, generi e temi diversi, ma sempre attenti a esplorare la realtà, i sentimenti, l’umanità nella loro complessità, tra passato e presente, per cercare di fornire chiavi interpretative alle azioni dell’uomo sia quando si muove nella sfera privata sia quando lo scenario si fa collettivo.»

Giorgio Fontana è finalista con Prima di noi (Sellerio): epopea di una famiglia del Nord Italia, i Sartori, attraverso quattro generazioni tra inizio Novecento e il tempo presente, in cui l’autore intreccia le vicende dei singoli con la grande Storia, partendo dalla disfatta di Caporetto e arrivando fino al 2012.

Daniel Kehlmann (Germania) è finalista con Il re, il cuoco e il buffone (traduzione di Monica Pesetti; Feltrinelli): ambientato nel XVII secolo durante la Guerra dei Trent’anni, tra politica e potere, fame e guerre, conflitti e devastazioni, ricostruisce con talento ironico la figura del più grande inventore di burle del Medioevo mitteleuropeo, Tyll Elenspiegel, ritessendo anche un’amara metafora del mondo odierno.

Eshkol Nevo (Israele) è finalista con L’ultima intervista (traduzione di Raffaella Scardi; Neri Pozza): romanzo costruito sotto forma di intervista a un sito internet, in cui uno scrittore decide di rispondere alle domande di un giornalista con totale onestà, mettendosi a nudo (da segnalare alcune sue pagine dedicate all’esercizio della scrittura come via di fuga da domande e situazioni più stringenti e tragiche). Il suo ultimo libro è Vocabolario dei desideri (Neri Pozza).

Valeria Parrella è finalista con Almarina (Einaudi): racconto intimo di espiazioni e di desiderio di ricominciare, è la storia dell’incontro nel carcere minorile di Nisida fra Elisabetta, insegnante di matematica cinquantenne, e Almarina, ragazza romena di sedici anni con alle spalle una storia di violenza familiare.

Elif Shafak (Turchia) è finalista con I miei ultimi 10 minuti e 38 secondi in questo strano mondo (traduzione di Daniele A. Gewurz e Isabella Zani; Rizzoli): appassionata storia di Leila, prostituta turca in fin di vita, che nell’attimo immediatamente successivo alla sua brutale morte rivive alcuni momenti della propria esistenza, tra sapori, ricordi, profumi, e muore in una città lacerata che sogna la libertà. Dall’8 settembre Elif Shafak è in libreria con il suo nuovo Non abbiate paura (Rizzoli), una riflessione sui tempi che stiamo vivendo.

Le dichiarazioni / Il Premio Speciale Lattes Grinzane

«Insieme con la Giuria Tecnica – spiega Caterina Bottari Lattes, presidente della Fondazione Bottari Lattes – ho deciso di donare alla Protezione Civile la somma che ogni anno è destinata alla vincitrice o al vincitore del Premio Speciale Lattes Grinzane, per ringraziare dell’immenso lavoro che tutte le strutture dell’ente svolgono e stanno continuando a svolgere, nell’impegnativo compito di proteggere e aiutare i cittadini in questa drammatica emergenza sanitaria. La mia gratitudine e riconoscenza, e quelle di tutti i miei collaboratori, vanno a operatori, professionisti, volontari, medici e infermieri che si sacrificano per salvare le nostre vite. Il loro coraggio, la loro passone civile e il loro altruismo sono un esempio per tutti noi. E desidero ricordare con profonda commozione tutti coloro che hanno perso la vita per questo impegno straordinario.»

«In questo momento di universale sofferenza e difficoltà – spiega la Giuria Tecnica nella motivazione al Premio Speciale Lattes Grinzane – abbiamo deciso, d’accordo con Caterina Bottari Lattes, di interrompere per un anno l’assegnazione del Premio alla carriera a uno scrittore di valore e fama mondiali, per assegnarlo alla Protezione Civile. Non si tratta di una svalutazione della lettura e della cultura di fronte alle ragioni della vita biologica: crediamo anzi che il lungo periodo di reclusione sia stato un’occasione importante non soltanto per riprendere in mano i libri come oggetto di compagnia, ma per riflettere attraverso di essi sulla bellezza e sui limiti della condizione umana. Si tratta invece di una compartecipazione più stretta, di una condivisione doverosa e per certi versi inevitabile con il nostro Paese, con le sofferenze e i bisogni degli uomini, di cui la letteratura e la cultura non possono non farsi carico. Intorno alla Protezione Civile si sono raccolti, in questi mesi, tutti gli sforzi dell’Italia per rispondere all’emergenza: intorno alla Protezione Civile intendiamo raccoglierci anche noi con il nostro Premio, per testimoniare che anche la letteratura può e deve contribuire a costruire un nuovo futuro.»

I vincitori delle passate edizioni del Premio Speciale Lattes Grinzane sono stati: Haruki Murakami (2019, Einaudi), António Lobo Antunes (2018; Feltrinelli), Ian McEwan (2017; Einaudi), Amos Oz (2016; Feltrinelli), Javier Marías (2015; Einaudi), Martin Amis (2014; Einaudi), Alberto Arbasino (2013; Adelphi), Patrick Modiano (2012; Einaudi e Guanda), Premio Nobel 2014, Enrique Vila-Matas (2011; Feltrinelli).

Le tappe del Premio

I cinque libri finalisti vengono letti, discussi e votati da studenti delle Giurie Scolastiche presenti in diversi istituti italiani e in una scuola di Parigi. Variano a ogni edizione per permettere una più ampia partecipazione al progetto e alla lettura. A ottobre i loro voti decideranno il vincitore.

«Il nostro Premio – commenta la Giuria Tecnica – si è sempre caratterizzato per una volontà di stretto dialogo con la società civile e la promozione attraverso la cultura dei valori fondanti dell’essere uomini. Proprio per questo si rivolge in maniera privilegiata ai giovani, nell’ottica di una crescita che trova nella lettura e nel dibattito delle idee e nella ricerca della bellezza gli strumenti per comprendere e interagire con il mondo.»

Le venticinque scuole che fanno parte delle Giurie Scolastiche 2020 sono: Istituto di Istruzione Superiore “G. Govone” di Alba (Cuneo), segnalato da Banca d‘Alba; Liceo Ginnasio di Stato “Francesco Scaduto” di Bagheria (Palermo); Istituto di Istruzione Superiore “M. Pagano” di Campobasso; Liceo “Luigi Garofano” di Capua (Caserta); Istituto di Istruzione Superiore “La Rosa Bianca” di Cavalese (Trento); Istituto di Istruzione Superiore “Cataldo Agostinelli” di Ceglie Messapica (Brindisi); Liceo Classico Statale “G. Cevolani” di Cento (Ferrara); Liceo Scientifico “Giandomenico Cassini” di Genova; Istituto Omnicomprensivo “Luigi Pirandello” di Lampedusa (Agrigento); Liceo Classico Statale “A. Manzoni” di Lecco; Liceo Classico – Linguistico “G. Leopardi” di Macerata; Istituto di Istruzione Superiore Statale “Carlo Alberto Dalla Chiesa” di Montefiascone (Viterbo); Liceo Classico Statale “A. Gramsci” di Olbia; Liceo “G. F. Porporato” di Pinerolo (Torino); Liceo Scientifico “Michelangelo Grigoletti” di Pordenone; Liceo Classico “Quinto Orazio Flacco” di Potenza; Istituto di Istruzione Superiore “Arimondi – Eula” di Savigliano (Cuneo); Istituto di Istruzione Superiore “Sansi – Leonardi – Volta” di Spoleto (Perugia); Liceo Classico “Francesco Corradini” di Thiene (Vicenza); Liceo Classico Statale “Massimo D’Azeglio” di Torino; Liceo “Carducci – Dante” di Trieste; Istituto di Istruzione Superiore “Lagrangia” di Vercelli; Liceo Classico “G. Carducci” di Viareggio (Lucca); Istituto di Istruzione Superiore “Morelli – Colao” di Vibo Valentia; Istituto Statale Italiano “Leonardo da Vinci” di Parigi.

I vincitori delle passate edizioni del Premio Lattes Grinzane sono stati: Alessandro Perissinotto nel 2019 (Mondadori); Yu Hua nel 2018 (Feltrinelli); Laurent Mauvignier nel 2017 (Feltrinelli); Joachim Meyerhoff nel 2016 (Marsilio); Morten Brask nel 2015 (Iperborea); Andrew Sean Greer nel 2014 (Bompiani); Melania Mazzucco nel 2013 (Einaudi); Romana Petri nel 2012 (Longanesi); Colum McCann nel 2011 (Rizzoli).

I partner del Premio

Il Premio Lattes Grinzane è intitolato a Mario Lattes (editore, pittore, scrittore, scomparso nel 2001) ed è organizzato dalla Fondazione Bottari Lattes con il sostegno di Regione Piemonte, Fondazione CRC, Fondazione CRT, Banca D’Alba, Banor, Cantina Giacomo Conterno; con il patrocinio di Mibact, Comune di Monforte d’Alba, Città di Alba, Comune di Grinzane Cavour, Comune di Barolo, Unione di Comuni Colline di Langa e del Barolo, Città di Cuneo, Casa editrice Lattes, Polo del ‘900; sotto gli auspici del Centro per il libro e la lettura; in collaborazione con Antico Borgo Monchiero, Barolo & Castles Foundation e Fiera Internazionale del Tartufo Bianco d’Alba. Sponsor: Azienda Agricola Conterno Fantino, Cantina Terre del Barolo, Antica Torroneria Piemontese.

LE MOTIVAZIONI

Elif Shafak

I miei ultimi 10 minuti e 38 secondi in questo strano mondo, Rizzoli

Traduzione di Daniele A. Gewurz e Isabella Zani

Motivazione

«La famiglia Sartori è la protagonista del romanzo di Giorgio Fontana, una maestosa saga in cui la storia familiare viene intessuta magistralmente nella grande Storia, in un intreccio di politica, sentimenti, avventure. Una cavalcata che comincia nel 1917 in Friuli e, attraverso le vicende di quattro generazioni, percorre tutto il Novecento per concludersi nel 2012, a Milano. Un appassionato e accurato lavoro di ricerca e di preparazione durato anni ha permesso a Fontana di immergersi completamente nel tempo del racconto e di restituirlo ai lettori – filtrato dal suo personalissimo sguardo – attraverso le vicende degli undici protagonisti, ognuno dei quali esprime la propria difficoltà di stare al mondo, il rapporto con il passato, il peso del destino, la tensione verso il futuro. E proprio attraverso il confronto con il passato si riesce a comprendere meglio il presente: con uno stile potente ed evocativo, questo romanzo ci parla di noi, di chi eravamo, di chi siamo diventati.»

Una famiglia del Nord Italia, tra l’inizio di un secolo e l’avvento di un altro, una metamorfosi continua tra esodo e deriva, dalle montagne alla pianura, dal borgo alla periferia, dai campi alle fabbriche. Il tempo che scorre, il passato che tesse il destino, la nebbia che sale dal futuro. In mezzo, un presente che sembra durare per sempre e che è l’unico orizzonte visibile, teatro delle possibilità e gabbia dei desideri. È questo il paesaggio in cui vivono e muoiono i Sartori, da quando il primo di loro fugge dall’esercito dopo la ritirata di Caporetto e incontra una ragazza in un casale di campagna. Poi un figlio perduto in Nord Africa, due uomini sopravvissuti e le loro nuove famiglie, per arrivare ai giorni nostri: quelli di una giovane donna che visita la tomba del bisnonno, quasi a chiudere un cerchio. Quattro generazioni, dal 1917 al 2012, che si spostano dal Friuli rurale alla Milano contemporanea, affrontando due guerre mondiali e la ricostruzione, la ricerca del successo personale e il sogno della rivoluzione, la cattedra in una scuola e la scrivania di una multinazionale. È circa un secolo: per i Sartori contiene tutto, la colpa, la vergogna, la rabbia, la frenesia, il viaggio. Sempre lo scontro e quasi mai la calma, o la sensazione di un’eterna felicità. Ma i Sartori non ne hanno bisogno, e forse nella felicità neppure credono. Perché se in ogni posto del mondo bisogna battersi e lottare allora è meglio imparare ad accettare le proprie inquietudini, e stare lì dove la vita ci manda.

Romanzo storico e corale, ritratto narrativo del Novecento italiano, il racconto dei Sartori affronta il fardello di un passato complesso, che sembra aver lasciato in eredità solo fatica e turbamento, persino nei più limpidi gesti d’amore. Se gli errori e le sfortune dei padri ricadono sui figli, come liberarsene? Esiste una forza originaria capace di condannare un’intera famiglia all’irrequietezza? Come redimere se stessi e la propria stirpe? La risposta a queste domande è nella voce di un tempo nuovo, nello sguardo di chi si accinge a viverlo, nelle parole di uno scrittore che ha voluto affrontare con le armi della letteratura la povertà e il riscatto, la fede e la politica, il coraggio dei deboli e la violenza dei forti.

Giorgio Fontana è nato a Saronno nel 1981 e vive a Milano. Con Sellerio ha pubblicato Per legge superiore (2011), Morte di un uomo felice (Premio Campiello 2014), Un solo paradiso (2016) e Prima di noi (2019). È sceneggiatore per Topolino, collabora con diverse testate e insegna scrittura alla Scuola Holden e alla Scuola Belleville. [foto di Tania Madaschi]

Daniel Kehlmann

Il re, il cuoco e il buffone, Feltrinelli

Traduzione di Monica Pesetti

Motivazione

«Tyll, nato in un villaggio della Germania secentesca, capisce fin da piccolo che il mondo è crudelmente ingiusto quando suo padre, grande erudito di erbe e astri, viene bruciato dall’Inquisizione. Rimasto solo deve cavarsela in uno dei periodi più bui della storia europea: la Guerra dei trent’anni. Incontra sovrani e maghi, popolani vessati e mercenari sanguinari, donne seduttive e buffoni, boschi stregati e biblioteche vertiginose. Ma con abilità da funambolo, l’arte con cui si guadagna la pagnotta, riesce a passare indenne attraverso stragi, fame, tradimenti. Daniel Kehlmann costruisce un romanzo picaresco che mescola abilmente personaggi storici reali con le gesta di uno degli (anti)eroi più riusciti della letteratura satirica tedesca, Till Eulenspiegel. Ne rinnova le gesta beffarde con sfrenata fantasia, accompagnandoci tra le macerie di un’Europa che vuole perdere se stessa (un po’ come oggi). Colto, avvincente, rocambolesco, il romanzo di Kehlmann convince perché tiene insieme molteplici registri. E mantiene l’intrinseca promessa di ogni libro: il piacere del testo.»

L’Europa si è lasciata andare al sonno della ragione, caos e dissoluzione imperversano, l’invenzione della stampa ha sconvolto le menti e il continente, la propaganda alimenta il fanatismo religioso. Nato in un villaggio nella Germania del Seicento, il piccolo Tyll scappa con la fedele amica Nele, dopo che suo padre, appassionato di astri ed erbe, viene mandato al rogo con l’accusa di stregoneria. Malgrado la Guerra dei trent’anni, la fame e il cattivo tempo, prima come saltimbanco che balla in bilico sulla fune incantando e irridendo gli astanti, poi come buffone alla corte del tragicomico Re d’inverno, Tyll non muore, anzi. Tra boschi stregati, pentacoli e quadrati magici, incontra molte celebrità della sua epoca, come il gesuita egittologo Athanasius Kircher, alla ricerca di un drago il cui sangue costituirebbe l’antidoto contro la peste, o il re di Svezia Gustavo Adolfo Vasa, circondato dai rudi soldati sul campo di battaglia. Tyll sopravvive alla Storia e ai potenti e diventa testimone eccellente di un passato europeo denso di parallelismi con i nostri tempi, mostrandoci con la comicità della rassegnazione l’immenso orrore e la grande bellezza di cui siamo capaci.

Daniel Kehlmann è nato nel 1975 a Monaco di Baviera e vive a Berlino e New York. I suoi libri, tradotti in decine di lingue, hanno vinto diversi premi. Con Feltrinelli sono usciti La misura del mondo (2006), È tutta una finzione (2007), Fama. Romanzo in nove storie (2010), I fratelli Friedland (2015) e Il Re, il cuoco e il buffone (2019). Con La misura del mondo ha venduto oltre un milione di copie diventando il più importante fenomeno editoriale del secondo dopoguerra tedesco. [foto credit: Beowulf Sheehan]

Eshkol Nevo

L’ultima intervista, Neri Pozza

Traduzione di Raffaella Scardi

Motivazione

«Utilizzando la finzione di un’intervista rilasciata a un sito web, Eshkol Nevo ci offre un bel romanzo che dilaga in mille storie e personaggi. L’io narrante si comporta come Sherazade che nel mondo del “c’era una volta” salvò la sua vita raccontando; o come i dieci ragazzi del Decameron che inventando storie recuperarono le forze necessarie per affrontare un mondo che aveva perso punti di riferimento saldi. Allo stesso modo l’io de L’ultima intervista riesce a trovare un barlume per uscire dal buio della distimìa che lo perseguita. Colpisce inoltre la bravura con cui lo scrittore, pur sembrando raccontare storie privatissime – dal rapporto coi familiari, all’agonia dell’amico Ari, fin al fugace incontro con la misteriosa R. – riesca a offrirci un ritratto sfaccettato della società in cui vive: il conflitto coi palestinesi, il populismo dei politici, l’eco della Shoah che ancora si respira in Israele. E, non minore pregio, le sue pagine sono illuminate dalla tradizionale ironia ebraica.»

Struggente e insieme feroce romanzo in cui, sotto l’occasionale forma di un’intervista a un sito internet, uno scrittore provvede a mettere a nudo il suo cuore. Le risposte, che si susseguono come fuochi d’artificio, non risparmiano nulla: passioni, amori, inimicizie, tradimenti, la stessa apparente vanità dell’esercizio della scrittura, magnifica via di fuga quando la vita imbocca sentieri troppo stretti, ma futile scappatoia quando la vita arranca e la donna amata non trova più in te la felicità, la figlia abbandona casa, l’amico si ammala. Non c’è scrittore, è noto, che non menta nelle interviste, che non risponda, appunto, da scrittore, in maniera calcolata, cauta, misurata. Un’ipocrita precauzione che non alimenta queste pagine, che non costituiscono un educato diario intimo. Sono pagine in cui irrompe la verità nuda e cruda, divertente, triste, scandalosa, politicamente scorretta, una verità così vera da aprire non soltanto le porte alle stanze nascoste di una vita, ma da mostrare persino come al suo centro si insedi spesso la più spudorata menzogna. Dai quesiti più banali – «Cosa la spinge a scrivere?, Come descriverebbe la sua giornata lavorativa?» – a domande di carattere più intimo – «Che tipo di bambino era?» – fino ad arrivare agli interrogativi temuti da ogni anima – «Quand’è stata l’ultima volta che le si è spezzato il cuore?» – lo scrittore danza, con le sue risposte, sul proprio abisso personale, su quella voragine che costituisce la zona d’ombra di ogni singola esistenza. Sulla scia di grandi autori quali Nabokov e Roth, l’autore mostra come la vita stessa di uno scrittore possa diventare autentica letteratura.

Eshkol Nevo è nato a Gerusalemme nel 1971. Dopo un’infanzia trascorsa tra Israele e gli Stati Uniti ha completato gli studi a Tel Aviv e intrapreso una carriera di pubblicitario, abbandonata in seguito per dedicarsi alla letteratura. Oggi insegna scrittura creativa in numerose istituzioni. Oltre a Nostalgia (2014), in classifica per oltre sessanta settimane e vincitore nel 2005 del premio della Book Publisher’s Association e nel 2008 a Parigi del FFI-Raymond Wallier Prize, per Neri Pozza ha pubblicato: La simmetria dei desideri (2010), Neuland (2012), Soli e perduti (Neri Pozza, 2015), Tre piani (Neri Pozza, 2017).

Valeria Parrella

Almarina, Einaudi

Motivazione

«È una storia d’amore e di politica e infine di speranza, Almarina. Che come tutti i grandi romanzi può essere raccontato in poche parole: un’insegnante di matematica, Elisabetta, scopre nella sua allieva Almarina, romena, detenuta al carcere minorile di Nisida, la possibilità di una relazione, di un cammino comune, quello a cui porta non l’ossessione e il possesso del materno, non il lato oscuro dunque, ma la felicità di una scelta reciproca. È anche un romanzo felice, Almarina, di possibilità che si schiudono nella bellezza imperscrutabile di Napoli (“Io mi sono legata ad Almarina così, mentre guardavamo il mare”), e di scrittura cristallina, dove un mondo che potrebbe essere piccolo diventa il cosmo intero, e ogni zona d’ombra, che pure viene riconosciuta e scrutata, può ricevere luce. Poco più di cento pagine perfette, dove nulla è fuori di posto, dove mai si smette di restare avvinti.»

Può una prigione rendere libero chi vi entra? Esiste un’isola nel Mediterraneo dove i ragazzi non raggiungono mai al mare. Ormeggiata come un vascello, Nisida è un carcere sull’acqua, ed è lì che Elisabetta Maiorano insegna matematica a un gruppo di giovani detenuti. Ha cinquant’anni, vive sola, e ogni giorno una guardia le apre il cancello, chiudendo Napoli alle spalle. La sua borsa finisce in un armadietto chiuso a chiave, insieme a tutti i pensieri, e inizia un tempo sospeso: in quella piccola aula senza sbarre lei prova a imbastire il futuro. Ma in classe un giorno arriva Almarina, allora la luce cambia e illumina un nuovo orizzonte. Almarina è un’allieva nuova, ce la mette tutta ma i conti non le tornano. Il labirinto inestricabile della burocrazia, i lutti inaspettati, le notti insonni, rivelano alle due protagoniste l’altra loro possibilità: essere un punto di partenza. Nella speranza che un giorno, quando questi ragazzi avranno scontato la loro pena, ci siano nuove pagine da riempire, «bianche come il bucato steso alle terrazze.»

La libertà di due solitudini raccontata da una voce calda, intima, politica, capace di schiudere la testa e il cuore. Questo romanzo intenso forse è una piccola storia d’amore, forse una grande lezione sulla possibilità di non fermarsi, di espiare, dimenticare, ricominciare. «Vederli andare via è la cosa più difficile, perché: dove andranno. Sono ancora così piccoli, e torneranno da dove sono venuti, e dove sono venuti è il motivo per cui stanno qui».

Valeria Parrella è nata nel 1974, vive a Napoli. Per Minimum Fax ha pubblicato le raccolte di racconti mosca più balena (2003) e Per grazia ricevuta (2005). Per Einaudi ha pubblicato i romanzi Lo spazio bianco (2008, 2010 e 2018), da cui Francesca Comencini ha tratto l’omonimo film, Lettera di dimissioni (2011), Tempo di imparare (2014), la raccolta di racconti Troppa importanza all’amore (2015), Enciclopedia della donna. Aggiornamento (2017) e Almarina (2019). Per Rizzoli ha pubblicato Ma quale amore (2010), ripubblicato da Einaudi nei Super ET nel 2014. È autrice dei testi teatrali Il verdetto (Bompiani 2007), Tre terzi (Einaudi 2009, insieme a Diego De Silva e Antonio Pascale), Ciao maschio (Bompiani 2009) e Antigone (Einaudi 2012). Per Ricordi, in apertura della stagione sinfonica al Teatro San Carlo, ha firmato nel 2011 il libretto Terra su musica di Luca Francesconi. Ha curato la riedizione italiana de Il Fiume di Rumer Godden (Bompiani 2012). Si occupa della rubrica dei libri di Grazia e collabora con Repubblica.

Elif Shafak

I miei ultimi 10 minuti e 38 secondi in questo strano mondo, Rizzoli

Traduzione di Daniele A. Gewurz e Isabella Zani

Motivazione

«Il romanzo di Elif Shaftak è un atto d’amore, da lontano, alla città di Istanbul e soprattutto alla sua anima femminile: Istanbul, illusione, sogno, in cui lottano tante Istanbul, città liquida in cui le vite si intrecciano e si dissolvono, e qui soprattutto città in cui, nella seconda metà del Novecento, da tutto il Medio Oriente convergono donne che vi hanno cercato libertà e felicità, sottraendosi all’arcaica durezza e ottusità della vita familiare, ma finendo in vite di sfruttamento e di emarginazione, entro cui sanno comunque ritagliarsi spazi di umanità, di solidarietà, di amicizia. Il romanzo ripercorre la vicenda di Leila Tequila, fuggita a sedici anni dalla città di Van, nell’oriente turco, e costretta molto presto a prostituirsi. Ma, con originale struttura, il racconto prende avvio dall’assassinio della protagonista e dall’ipotesi che, dopo la morte, per 10 minuti e 38 secondi, nel suo cervello ancora non completamente spento passino i ricordi più vari, dal mondo familiare di Van alle situazioni e agli incontri della grande città, fino al 1990, anche con vari richiami ai contemporanei eventi storici. E si percorre in lungo e in largo Istanbul, nei suoi luoghi più vari, nei suoi intrecci affascinanti e perversi, tra etnie, lingue, religioni, tra speranze politiche e repressioni implacabili, nel progressivo avanzare del fondamentalismo religioso; nel contempo si seguono le storie dei cinque amici e amiche di Leila, che poi, dopo il ritrovamento del suo corpo, arriveranno a celebrare un singolare funerale, allucinata, affettuosa, grottesca e spiritosa, imprevista Totentanz.»

La chiamavano Leila Tequila. Dieci minuti e trentotto secondi dopo che il cuore di Leila smette di battere, la sua mente è in piena coscienza e quello che accade è sorprendente: scene cruciali della sua esistenza rivivono attraverso il ricordo dei sapori più intensi che abbia mai provato. Lo stufato della capra che suo padre aveva sacrificato per celebrare la tanto attesa nascita di un figlio maschio; la miscela di zucchero e limone che sobbolliva sul fornello, usata dalle donne per la ceretta, mentre gli uomini andavano a pregare nella moschea; il caffè scuro e forte al cardamomo, per sempre legato alla via dei bordelli. E così via. Leila sta morendo, ma la sua anima lavora, implorando di essere salvata mentre abbandona il corpo. Ma cosa è successo a Leila, la prostituta, trovata cadavere di fronte a un campo di calcio umido e buio, dentro un bidone dell’immondizia con i manici arrugginiti? Elif Shafak ha scritto un romanzo duro e luminoso, che erige davanti ai nostri occhi una città lacerata e nervosa, affamata di libertà, una città femmina che salva e condanna.

Elif Shafak, scrittrice turca, nata nel 1971 a Strasburgo (Francia), vive a Londra. È laureata in Scienze politiche e ha insegnato in diverse università in Turchia, Stati Uniti e Regno Unito. Pubblica romanzi in turco e in inglese, tradotti in più di cinquanta lingue, in cui la tradizione occidentale e quella orientale si armonizzano e in cui affiora la difesa dei diritti civili, di libertà di parola e delle minoranze. È membro del Weforum Global Agenda Council on Creative Economy and e dello European Council on Foreign Relations). Tra i suoi romanzi, editi da Rizzoli, ricordiamo: La bastarda di Istanbul (2007), Il palazzo delle pulci (2008), Le quaranta porte (2009), Latte nero (2010), La casa dei quattro venti (2012), La città ai confini del cielo (2014), Tre figlie di Eva (2016) La bambina che non amava il suo nome (2018). Il suo sito è www.elifshafak.com.

LA GIURIA TECNICA

Gian Luigi Beccaria (presidente)

Nato a Costigliole Saluzzo (Cuneo) nel 1936, è professore emerito dell’Università di Torino, dove ha insegnato Storia della lingua italiana. È membro dell’Accademico dei Lincei, dell’Accademia della Crusca e dell’Accademia delle Scienze di Torino. Ha pubblicato volumi dedicati all’italiano antico e moderno: momenti e aspetti nel Settecento italiano, rapporti linguistici Italia-Spagna nel Cinquecento e Seicento, prosa e poesia del Novecento, letteratura e dialetto, linguaggi settoriali dell’italiano contemporaneo, linguistica generale, tradizioni popolari. Ricordiamo: Sicuterat. Il latino di chi non lo sa: Bibbia e liturgia nell’italiano dei dialetti (Garzanti, nuova ed. 2001), Elogio della lentezza (Aragno, 2004), Per difesa e per amore (Garzanti, 2006), Tra le pieghe delle parole (Einaudi, 2007), Misticanze. Parole del gusto e linguaggi del cibo (Garzanti, 2009), Il mare in un imbuto. Dove va la lingua italiana (Einaudi, 2010), Alti su di me. Maestri e metodi, testi e ricordi (Einaudi, 2013), Ritmo e melodia nella prosa italiana. Studi e ricerche sulla prosa d’arte (rist. Olschki, 2013), La guerra e gli asfodeli. Romanzo e vocazione epica in Beppe Fenoglio (Aragno, 2013), Le forme della parola. Da Sbarbaro a De André: testimonianze sul Novecento (Rizzoli, 2013), L’italiano in 100 parole (Rizzoli, 2014), Lingua madre. Italiano e inglese nel mondo globale (con A. Graziosi, il Mulino, 2015), L’italiano che resta. Le parole e le storie (Einaudi, 2016) e Il pozzo e l’ago. Intorno al mestiere di scrivere (Einaudi, 2019).

Valter Boggione

Nato ad Alba (Cuneo) nel 1966, è professore ordinario di Letteratura italiana all’Università di Torino. Si è occupato in particolare di poesia barocca, di Manzoni e Tommaseo, di Gozzano e dei crepuscolari, di scrittori-pittori torinesi (Mario Lattes e Italo Cremona) e di questioni legate all’intertestualità letteraria. Ha curato per Utet l’edizione Poesie e tragedie di Manzoni, con ampio commento, nonché edizioni di Leporeo e Dotti. Per diversi anni ha risposto a quesiti sulla lingua italiana per il settimanale Specchio de La Stampa. È del 2011 il volume su Fenoglio La sfortuna in favore, pubblicato da Marsilio. Numerosi i lavori di storia della lingua, con un Dizionario storico del lessico erotico italiano più volte ristampato (Utet, 2015) e un Dizionario dei proverbi (Utet, 2007).

Vittorio Coletti

Nato a Pontedassio (Imperia) nel 1948, è professore emerito di Storia della lingua italiana nell’Università di Genova e accademico della Crusca. Ha insegnato anche nelle università di Trento, Paris VIII e Nizza. I suoi studi riguardano l’italiano letterario (Storia dell’italiano letterario, Einaudi, 1993; Italiano d’autore, Marietti, 1989; Dietro la parola, Dell’Orso, 2000), il ruolo dell’educazione religiosa nella diffusione dell’italiano (Parole dal pulpito, nuova ed. accresciuta CUSL, 2006) e le vicende della lingua comune, nel suo lessico (Eccessi di parole. Sovrabbondanza e intemperanza lessicale in italiano dal Medioevo a oggi, Cesati, 2012, Parole antiche, Corriere della sera 2020 e, con Francesco Sabatini, Dizionario della lingua italiana, Sansoni, 2008 e 2012) e nella sua grammatica (Grammatica dell’italiano adulto, il Mulino, 2015). Attento alla narrativa e al teatro cantato, si è occupato del romanzo nell’epoca della globalizzazione in Romanzo mondo (il Mulino, 2011) e dell’opera lirica in Da Monteverdi a Puccini (Einaudi 2003 e 2017). Scrive su L’Indice dei libri e la Repubblica – Il lavoro.

Giulio Ferroni

Nato a Roma nel 1943, dal 1975 al 1982 ha insegnato all’Università della Calabria, quindi fino al 2013 alla Sapienza di Roma, di cui è professore emerito. Ha raccolto l’esperienza dello studio delle diverse zone della letteratura italiana in Storia della letteratura italiana (Einaudi, 1991; Mondadori, 2012). I suoi studi sul Cinquecento italiano sono in parte raccolti nei volumi Mutazione e riscontro nel teatro di Machiavelli (Bulzoni, 1972), Le voci dell’istrione. Pietro Aretino e la dissoluzione del teatro (Liguori, 1977), Il testo e la scena (Bulzoni, 1980), Machiavelli o dell’incertezza (Donzelli, 2003), Ariosto (Salerno, 2008). Una sintesi della sua prospettiva, insieme teorica e militante, è data da Dopo la fine. Sulla condizione postuma della letteratura (Einaudi, 1996, Donzelli, 2010) e da I confini della critica (Guida, 2005). Saggi sulla letteratura contemporanea sono compresi nel volume Passioni del Novecento (Donzelli, 1999). Tra le altre pubblicazioni: Prima lezione di letteratura italiana (Laterza, 2009), La passion predominante. Perché la letteratura (Liguori, 2009), Scritture a perdere (Laterza, 2010), Gli ultimi poeti. Giovanni Giudici e Andrea Zanzotto (il Saggiatore, 2013), La fedeltà della ragione (Liguori, 2014).

Loredana Lipperini

Nata a Roma nel 1956. È scrittrice, giornalista, conduttrice radiofonica di Fahrenheit su Radio3. Ha collaborato con diverse testate e da lunghi anni con le pagine culturali de La Repubblica. Tiene corsi di letteratura fantastica alla Scuola Holden di Torino dal 2015. Dirige il festival Gita al Faro a Ventotene e, con Lucia Tancredi, I giorni della merla a Macerata, ed è fra i consulenti editoriali del Salone del Libro di Torino. Fra le sue opere, la trilogia sulle donne (Ancora dalla parte delle bambine, Non è un paese per vecchie, Di mamma ce n’è più d’una, tutti pubblicati da Feltrinelli originariamente), il libro per ragazzi Pupa (Rose Sèlavy), il romanzo L’arrivo di Saturno e la raccolta di racconti Magia nera (Bompiani). Con lo pseudonimo di Lara Manni ha pubblicato una trilogia dark (Esbat, Sopdet, Tanit). Ha curato per Sperling&Kupfer la raccolta di racconti Il bazar dei brutti sogni di Stephen King. Dal 2004 ha un blog, Lipperatura.

Bruno Luverà

Nato a Roma nel 1960, è giornalista Rai e dal 2010 cura la rubrica dei libri del Tg1 Rai Billy il vizio di leggere. La sua esperienza professionale comincia a Radio Radicale, nel 1982, dove dal 1983 al 1989 è vicedirettore. Dal gennaio 1993 è giornalista della Rai, sino al 1995 alla sede Rai di Bolzano, quindi alla TgR. Dal 1995 al 1999 è stato giornalista parlamentare del Giornale Radio Rai. Dal gennaio 1999 è nella redazione politica del Tg1 e si alterna con Marco Frittella come notista politico. Nel 2002 è vincitore del premio giornalistico Saint-Vincent, con il servizio televisivo sul G8 di Genova. Libero docente di giornalismo all’Università Iulm di Milano, collabora con la facoltà di Sociologia dell’Università di Urbino al corso di Comunicazione politica e opinione. È autore di diversi saggi, tra cui: I confini dell’odio. Il nazionalismo etnico e la nuova destra europea (1999), Il Dottor H. Haider e la nuova destra europea (2000), La trappola. Controinchiesta sui fatti di Genova e sul movimento globale (2002).

Alessandro Mari

Nato nel 1980 a Busto Arsizio (Varese), si è laureato con una tesi su Thomas Pynchon. Ha cominciato giovanissimo a lavorare nell’editoria, come lettore, traduttore e ghostwriter. Con Troppo umana speranza (Feltrinelli, 2011; Premio Viareggio Rèpaci 2011), il suo primo romanzo, si è imposto all’attenzione del pubblico e della critica. Con Feltrinelli, nella collana digitale Zoom, ha pubblicato il romanzo a puntate Banduna. Ha poi pubblicato Gli alberi hanno il tuo nome (Feltrinelli, 2013), L’anonima fine di Radice Quadrata (Bompiani, 2015), Cronaca di lei (Feltrinelli, 2017) e il graphic novel Randagi (Rizzoli-Lizard, 2016). I suoi lavori sono tradotti in Europa e in Sudamerica. Ha firmato e condotto programmi di cultura per la televisione. Dal 2010 è docente di storytelling per la Scuola Holden. Ha tradotto, da solo e in coppia con Mariella Martucci, numerose opere dall’inglese e dallo spagnolo. Ha scritto per Tuttolibri de La Stampa, Il Corriere della Sera, Donna Moderna.

Romano Montroni

Nato a Bologna, è Presidente del Cepell-Centro per il Libro e la Lettura. Dopo una prima esperienza nel mondo della distribuzione, dal 1962 ha sempre lavorato nelle Librerie Feltrinelli, delle quali è stato direttore fino al 2000. Professore a contratto nel master in Editoria cartacea e multimediale di Umberto Eco presso l’Università di Bologna, dal 2001 è docente della Scuola per Librai Umberto e Elisabetta Mauri nei seminari di perfezionamento e nei corsi monografici, oltre che membro del Comitato promotore. Da luglio 2005 collabora con le Coop per la realizzazione della catena Librerie.Coop in alcuni centri cittadini e commerciali. Nel 2006 ha pubblicato Vendere l’anima. Il mestiere del libraio (Laterza), nel 2010 Libraio per caso. Una vita tra autori e lettori (Marsilio) e nel 2012 I libri ti cambiano la vita (Longanesi). Ha selezionato e formato oltre seicento librai e inaugurato settantacinque librerie.

Laura Pariani

Nata a Busto Arsizio (Varese) nel 1951, vive a Orta San Giulio (Novara). Laureata in Filosofia all’Università di Milano, si è occupata fin dagli anni Settanta di pittura, fumetti e teatro. Ha pubblicato numerosi volumi di narrativa, tra cui ricordiamo: Il pettine (Sellerio, 1995), La spada e la luna (Sellerio, 1995), La signora dei porci (Rizzoli, 1999), Il paese delle vocali (Casagrande, 2000), La foto di Orta (Rizzoli, 2001), Quando Dio ballava il tango (Rizzoli, 2002), L’uovo di Gertrudina (Rizzoli, 2003), La straduzione (Rizzoli, 2004), Il paese dei sogni perduti (Effigie, 2004), Tango per una rosa (Casagrande, 2005), Patagonia blues (Effigie, 2006), I pesci nel letto (Alet, 2006), Ghiacciofuoco (con Nicola Lecca, Marsilio, 2007), Dio non ama i bambini (Einaudi, 2007), Milano è una selva oscura (Einaudi, 2010), La valle delle donne lupo (Einaudi, 2012), Il piatto dell’angelo (Giunti, 2013), Nostra Signora degli scorpioni (con Nicola Fantini, Sellerio, 2014), Il nascimento di Tònine Jesus (Interlinea, 2014), Questo viaggio chiamavamo amore (Einaudi, 2015), Piero alla guerra (Interlinea, 2014), Che Guevara aveva un gallo (con Nicola Fantini, Sellerio, 2016) e «Domani è un altro giorno» disse Rossella O’Hara (Einaudi, 2017), Di ferro e d’acciaio (NN, 2018), Il gioco di Santa Oca (La nave di Teseo, 2019). Molti suoi racconti sono stati inseriti in antologie. Ha partecipato alla sceneggiatura di Così ridevano di Gianni Amelio (Leone d’oro 1998). Le sue opere sono tradotte in numerose lingue.

Lara Ricci

Nata nel 1976 a Kitchener (Canada), è responsabile delle pagine di letteratura e poesia di Domenica, l’inserto culturale settimanale de Il Sole 24 Ore, dove lavora dal 2007. Insegna giornalismo all’Università di Losanna. Dal 2001 al 2007 ha curato le pagine scientifiche dell’inserto settimanale di scienza e tecnologia de Il Sole 24 Ore, dove è stata assunta nel 2000 dopo alcune esperienze lavorative alla CNN di Atlanta e alla Rai. Ha pubblicato un saggio di divulgazione scientifica (Droghe e Dipendenze, Boroli, 2005) e collaborato ad altri volumi, tra cui il Libro dell’anno della Treccani. Alcune sue poesie sono state pubblicate sulla rivista Poesia. Ha vinto il Premio Voltolino per la divulgazione scientifica nel 2004 (la giuria era composta da Renato Dulbecco, Carlo Rubbia, Silvio Garattini e Paola De Paoli) e altri riconoscimenti giornalistici o letterari. A sua volta ha fatto parte della giuria del Premio Cartesio della Commissione europea. È laureata in Scienze ambientali.

Bruno Ventavoli

Nato a Torino nel 1961, è giornalista professionista alla Stampa dal giugno 1989. Dal 1° settembre 2011 dirige il supplemento Tuttolibri. Ha insegnato Lingua e Letteratura ungherese all’Università di Torino (Facoltà di Lingue) per dieci anni e tradotto una ventina di autori dell’Ottocento e Novecento, da Ferenc Molnár a Magda Szabó. Nel campo della magiaristica, ha curato la Storia della letteratura ungherese in due volumi (Lindau). Ha curato e condotto vari programmi radiofonici negli Anni Novanta per Rai1 e Rai3, tra cui A voi la linea e Fahrenheit. Negli anni Novanta ha pubblicato quattro romanzi: Assassinio sull’Olimpo (Rusconi); Pornokiller e Amaro colf (e/o); Il gioco del sangue (Gialli Mondadori).

Info: 0173.789282 – book@fondazionebottarilattes.itorganizzazione@fondazionebottarilattes.it

WEB fondazionebottarilattes.it | FB Fondazione Bottari Lattes | TW @BottariLattes | YT FondazioneBottariLattes

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